Archivi categoria: Episodi

Dunque anche per la magistratura io sono stato licenziato ingiustamente. Tutte le accuse “montate” contro di me per cacciarmi dalla Banca erano pretestuose e infondate. Dietro la persecuzione sistematica di cui sono stato fatto oggetto c’erano quindi, ben altri motivi che la mia correttezza professionale e la mia lealtà verso l’istituzione che ho servito per tanti anni. Forse la mia “colpa” è stato proprio questo, quello di essere stato troppo fedele alla Banca, ai suoi interessi, ai suoi soci. Nonostante questo io so che si tenter à il possibile e l’impossibile perché io non rimetta piedi alla Cambiano nemmeno come lavoratore ingiustamente licenziato. A questo punto anche a me la cosa interessa il giusto. Né mi importano i risarcimenti materiali, che pure mi spettano per legge. Quello che mi interessa è il danno morale che ha subìto la mia persona. Questa ferita che mi porto dentro come un’ulcera incurabile nessuna…

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A distanza di più di due anni della mia estromissione dalla Banca si può dire che la mia battaglia non ha avuto successo, ma ha avuto ragione. Con una sentenza del 25 ottobre 2000 la terza sezione del Tribunale civile di Firenze ha dichiarato illegittima l’Assemblea del 22 maggio dell’anno prima. Il Tribunale ha dichiarato irregolare il sistema usato in quel1’occasione per ammettere al voto i soci, registrati dopo l’inizio della discussione, senza che fosse possibile controllare esattamente la loro identità ed il loro numero, in quanto il loro ingresso non era stato registrato a verbale. “In merito alla registrazione dei partecipanti – recita la motivazione della sentenza – l’elencazione dei nominativi nel corpo stesso del documento, o in un allegato che ne costituisce parte integrante, rappresenta l’elemento indispensabile per determinare la composizione dell’assemblea, verificare se i voti siano stati validamente espressi e individuare a chi spetti eventualmente la legittimazione…

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Dopo 1’adunanza del Consiglio di Amministrazione del 3 Novembre 1998 era emersa chiaramente la strategia del gruppo finanziario Cabel-Holding cioè quella di esercitare una decisa “pressione” sulle scelte strategiche della Banca di Cambiano, in modo che esse non confliggessero con il progetto complessivo del gruppo. Per me si aprirono allora due strade: seguire scrupolosamente le direttive del gruppo Cabel, assecondate dal Presidente del Consiglio di Amministrazione della Banca di Cambiano, e da alcuni membri del Consiglio, particolarmente legati, per motivi diversi, al gruppo stesso; oppure difendere l’autonomia e l’identità della Banca tutelandone gli interessi nel rispetto delle competenze attribuitemi e nel rispetto dei soci. Scelsi questa seconda strada, rimettendoci a fine corsa denaro e amici. Io sono stato sconfitto, ma la vera sconfitta oggi è la Banca di Cambiano, è la stessa compagine sociale, perché l’Istituzione Castellana ha perduto la propria autonomia e identità. Ormai ogni decisione strategica non viene…

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Giunse alla fine il giorno dell’Assemblea che era stata indetta alle tre e mezza del pomeriggio del 22 Maggio. Arrivai a Castelfiorentino in compagnia di alcuni amici. L’assemblea era stata convocata nei locali del Centro dello sport Sportlandia. In quel grande ambiente, capace di contenere più di cinquecento persone, la gente si accovacciava sugli scalini delle gradinate come sugli spalti di uno stadio. Anche l’ambiente evocava la tens ione di opposte tifoserie. Rimasi subito colpito dall’animazione che c’era intorno al palazzetto, di un colore pesante, come la divisa di un soldato in guerra. C’era una marea di gente. Facce note, ma anche tanti personaggi che si vedevano per la prima volta. A mano a mano che mi avvicinano all’ingresso rimasi sconcertato dal servizio d’ordine. C’erano i carabinieri della compagnia di Empoli, c’erano tante, troppe, guardie giurate. Sembrava un piccolo G8 con quel miniesercito destinato a reprimere chissà quale sommossa. Il…

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Ma torniamo alla narrazione dei fatti. Anche se sapevo che nell’Assemblea sarei stato sconfitto decisi che era giusto presentare una lista dei miei sostenitori, pochi o molti che fossero. Oltre cinquecento persone avevano firmato la richiesta di Assemblea per sostenere le mie ragioni. Non era giusto ignorare o tradire la volontà che queste centinaia di persone avevano espresso. Mi accorsi allora che il Cacialli faceva ancora paura, anche se aveva raccolto intorno a sé una minoranza di soci. Questa parte non doveva aver voce né rappresentanza. Io non dovevo mettere più piede nella Banca non solo come Direttore, ma anche come voce di una parte dei soci che ancora si riconoscevano in me. Fu per evitare questa eventualità che si decise da parte di chi voleva fare terra bruciata intorno a me di presentare una lista bloccata alla Assemblea. In pratica si sarebbe presentata una lista di sette nomi già…

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Il giorno dopo mi chiamarono molti soci e alcuni dipendenti. Erano venuti a sapere delle trattative della sera prima. Mi dissero che non erano d’accordo su ciò che era stato deciso. Non volevano arrendersi a quello che consideravano un pateracchio, un inciucio senza senso e senza logica. Fu così che nel corso del primo pomeriggio avevo già deciso di continuare a sostenere le mie ragioni. Avevo ricevuto troppi attestati di stima e di fiducia. Alcuni dipendenti vollero venire a trovarmi. C’erano lo Zingoni, il Fornai, il Bagni, il Baldacci, il Cinci, il Monnecchi e il Cartoni e tanti altri. Fui commosso dal fatto che ancora tanti dei “miei ragazzi” si stringes sero ancora intorno a me. Mi colpì soprattutto la fedeltà del Cartoni che solo da poco tempo era entrato alla Cambiano. Lo misi in guardia come un padre: “Fabrizio, chi te lo fa fare? Sei appena entrato! Ti compro-…

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Si dice che la fortuna è cieca, ma la sfortuna ci vede benissimo. Sembrava infatti che in quel mese di Marzo in cui io personalmente vivevo il peggior dramma della mia vita qualcuno o qualcosa mi avesse preso di mira e si accanisse anche nei confronti dei miei affetti più cari. Come avevo previsto mia moglie era ricaduta nella sua depressione. Dovevo accompagnarla spesso dallo specialista che aveva ripreso a curarla. Dovevo starle vicino, dovevo sorreggerla e guidarla nei suoi momenti più neri. Nel frattempo anche mia madre, anche se già avanzata in età, si ammalò gravemente. Preso fra la preoccupazione per mia moglie che soffriva pin di me e per mia madre che sapevo aveva i giorni contati non seguii le trattative fra il Comitato, il Consiglio di Amministrazione e il Sindaco Regini che sapevo solo che si stavano svolgendo. Una sera poco dopo le venti ero tornato da…

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Alle tre del pomeriggio rientrai nel mio ufficio. Vidi sul tavolo una busta con il mio indirizzo. La aprìi, la lessi: era la lettera del mio licenziamento. Il Bosio si precipitò nella mia stanza e, meravigliandosi della mia compassata e non usuale calma, mi guardò, e mi disse con aria soddisfatta: “Stai attento, Beppe, che una lettera come questa ti sarà mandata a casa”. “Perché? Che bisogno c’era di fare una raccomandata a casa mia? Il licenziamento è un atto ricettizio valido alla consegna della lettera”. “Non so i motivi dell’invio della raccomandata a casa tua, ma ti ripeto che ti sarà mandata”. “Perdio – risposi – questi sono colpi bassi che non fanno onore a chi li tira”. Devo confessare qui una triste situazione familiare. Mia moglie soffriva da tempo di una forma di depressione nervosa. Era da poco uscita a fatica da un periodo di crisi. Sapevo che…

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Nei giorni successivi a questo movimentato martedì Bosio, che era destinato a prendere il mio posto di Direttore Generale, veniva spesso nel mio ufficio tentando di convincermi a dimettermi dalla Banca per andare ad assumere cariche importanti. Mi metteva davanti agli occhi la direzione della Cabel Holding oppure la dirigenza della Invest Banca. Io capivo che queste proposte non erano farina del suo sacco. Erano solo lo zuccherino che mi veniva offerto da chi voleva il mio allontanamento dalla Banca senza fare tante storie. Il giorno seguente a quel martedì, io, per un momento, feci finta di stare al gioco con il Bosio. Volli verificare fino a che punto potevano giungere le offerte perché io gettassi la spugna senza combattere. Simulai un improvviso interessamento alle sue proposte e mi accorsi che si era disposti anche ad “accrescere sensibilmente” la bella liquidazione che avrei avuto. Capii allora che veramente la mia…

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Da questo momento io cominciai ad essere considerato nel Consiglio di Amministrazione come un reprobo, quasì come un appestato a cui era vietato l’ingresso, come agli intrusi e ai cani. Il 29 gennaio 1999 si svolse il Consiglio senza la mia presenza. Non ricev etti nemmeno 1’avviso di conv ocazione. Questa prassi è irregolare perché secondo gli artt. 36 e 44 dello Statuto della Banca il Direttore Generale “prende parte con parere consultivo alle adunanze del Consiglio di Amministrazione”. A nulla valse obiettare che il direttore non poteva essere invitato perché si parlava di argomenti che riguardavano lui stesso. In primo luogo si parlava di temi che riguardavano gli interessi della Banca e non tanto quelli del Direttore. In ogni caso io per statuto ero tenuto ad essere presente in modo che non si accreditassero delle falsità sul mio conto. Venni poi a sapere che in questo consiglio si parlò…

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