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Il 13 Novembre mi giunse una lettera del Presidente Cappelli in cui mi si comunicava che il Consiglio di Amministrazione era stato convocato in maniera informale, senza la presenza del sottoscritto. Mi si comunicava che in quella occasione si era ribadito di non dare seguito al mio progetto perché esso avrebbe coinvolto una società esterna che avrebbe potuto essere considerata collegata alla Cambiano. Si aggiungeva che nel Luglio precedente in una riunione di tutte le banche del gruppo era stato illustrato un progetto assicurativo che doveva far capo alla Cabel. Io risposi immediatamente che nella riunione a cui il Presidente si riferiva si era parlato soltanto di mettere in vendita un prodotto assicurativo della società assicuratrice Skandia (il prodotto aveva il nome di Cabel Si…) e non di un progetto globale di collaborazione fra Banca e AsSicurazione come era il mio. Nella mia lettera di risposta feci anche notare al…

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Fra le molte cose che mi avevano sorpreso e addolorato nel consiglio di amministrazione di cui ho parlato c’era stato il fatto che il dottor Francesco Bosio, mio vice e presente in Consiglio dall’inizio alla fine, si era chiuso, di fronte a quello scontro durissimo, in un assordante silenzio senza proferire verbo e senza battere ciglio, come se assistesse ad una messa solenne o a un triplice salto mortale. La mattina seguente chiamai il Bosio nel mio ufficio e con molta calma gli domandai se condivideva il mio progetto Banca-Assicurazione. La domanda era quasi retorica perché fino ad allora glielo avevo illustrato senza incontrare obiezioni e non avevo nascosto nulla a colui che era il mio primo collaboratore. Mi rispose che lo condivideva pienamente. Gli chiesi allora se riteneva possibile che quel progetto fosse realizzato con il coinvolgimento di tutte le banche del gruppo. Lui affermò che il progetto era…

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Pochi giorni prima di questo mio incontro con il Viviani, ed esattamente il 6 ottobre 1998, la compagnia di assicurazioni AXA aveva dato il suo consenso di massima al progetto di cui abbiamo parlato nelle pagine precedenti. Essere riuscito ad agganciare la AXA mi dava entusiasmo. L’AXA era la più grande società di assicurazione francese, quotata in borsa a Parigi, New York e in tutte le borse europee, presente in 66 paesi del mondo, con la gestione di un patrimonio di un milione e seicentomila miliardi di lire: una somma pari al bilancio di uno stato. Successivamente l’Assifinco in assemblea straordinaria aveva apportato profonde e sostanziali modifiche al suo statuto sociale. Non soltanto aveva cambiato nome da Assifinco a CooperSevice, ma aveva anche sostanzialmente variato il proprio oggetto sociale, preparandosi cosi a divenire un importante partner per una eventuale compagnia di Assicurazione. Infatti il nuovo oggetto sociale all’art 4 cosi…

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Decisi allora di avere un colloquio franco e chiarificatore con il Presidente della Cabel prendendo, come si dice, il toro per le corna. Prima di incontrarmi con il Viviani convocai nel mio ufficio per un ulteriore scambio di opinioni lo Zingoni, il Fomai e il Simoncini. Sì, anche il Simoncini perché sapevo che, nonostante i suoi improvvisi voli pindarici, era in buona fede e aveva in fondo sempre a cuore gli interessi della Banca. Il Simoncini aveva nei confronti del Viviani un senso di soggezione e di paura. Sapeva benissimo che il Viviani aveva fatto a suo tempo pressione sul sottoscritto perché lui fosse rimosso dall’incarico di dirigenza della filiale di Empoli. Io avevo resistito a queste pressioni anche perché la richiesta non aveva esplicite motivazioni, ma era accompagnata solo da vaghi e generici addebiti. Io l’avevo sempre sostenuto e incoraggiato nel suo lavoro di grande responsabilità mettendolo solo in…

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Un giorno dell’estate del 1998 mi recai a Empoli nella sede della Cabel Leasing per definire una complessa istruttoria di leasing con lo Schiavetti allora responsabile della società. Definiti i dettagli dell’operazione, il Viviani mi pregò di passare dal suo ufficio per comunicarmi una propria iniziativa. Mi informò che la Cabel Holding era in procinto di acquistare una piccola Banca con sede a Roma, la Invest Banca. La Banca in questione non aveva a quel momento nessuna rete di sportelli per operare come una banca ordinaria. Le risorse umane su cui poteva contare erano molto scarse. Anche il suo patrimonio era piuttosto limitato se voleva operare come Banca. Aveva infatti un capitale sociale di appena quindici miliardi. Mi fu detto che la Cabel Holding non poteva comunque acquisire da sola la proprietà di questa banca. Perciò aveva cercato e ottenuto l’aiuto di una Compagnia di Assicurazione che ne avrebbe rilevata…

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Di fronte al nuovo Consiglio di Amministrazione, che pendeva inequivocabilmente dalla parte del Viviani avevo due strade possibili davanti: abbandonare tutti i progetti di cui avevo appena discusso con i miei collaboratori e aspettare le direttive della Cabel oppure andare avanti per la mia strada e puntare sugli obiettivi che mi ero proposto pur sapendo che sarebbe stato ora molto più faticoso realizzarli. Proseguii per quest’ultima via. Pensavo che il lavoro sarebbe stato duro ma non impossibile. I primi due progetti delle gestioni patrimoniali e dell’ufficio crediti speciali andarono abbastanza facilmente in porto. In fondo la loro realizzazione era già stata approvata dal consiglio uscente ed era difficile tornare indietro. Più difficile, anche perché più complesso, era il percorso per arrivare alla definizione del progetto più importante della Banca- Assicurazione. Andai avanti per gradi. Dopo una lunga serie di contatti riuscii a trovare la Compagnia di Assicurazione a cui riferirmi.…

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Nell’anno 1998 scadevano anche le cariche sociali della Banca e dovevamo rinnovare il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale, che avevano esaurito il loro mandato. Il nuovo regolamento, approvato dalla assemblea dei soci, prevedeva che non dovessero essere rieletti i consiglieri che avessero superato nel frattempo i settanta anni. Il consigliere di Certaldo aveva manifestato da tempo la sua volontà di non ricandidarsi. Si aprivano quindi notevoli vuoti rispetto al vecchio consiglio e si andava inevitabilmente verso un ricambio di un organismo che per molti anni era stato stabilizzato e congelato. Lo stesso presidente Cappelli, come abbiamo già in parte accennato, veniva messo sommessamente in discussione da una parte pic cola, ma influente di soci e di di ri genti aziendali. Il Cappelli era apparso particolarmente inquieto nell’anno precedente. Molte volte in consiglio aveva gettato sul tavolo la minaccia delle sue dimissioni, quando le decisioni prese non collimavano con…

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Dopo questa battuta d’arresto mi consolai pensando che la Cambiano avrebbe potuto realizzare da sola il progetto leasing in un secondo tempo. Anche per compensare la sconfitta che avevo subito sulla società di leasing cominciai a dedicarmi, per cosi dire, a tempo pieno ad altri progetti che nel frattempo avevo maturato nella mente. Volevo creare un’apposita struttura in proprio per le gestioni patrimoniali della banca. A questo fine avevo già stipulato un contratto di collaborazione con il ragionier Piana, un ex dirigente della Cassa di Risparmio di Reggio Emilia, che era stato responsabile dell’ufficio finanza di quella banca e che ora era in pensione. Volevo inoltre creare nella sede centrale un apposito ufficio per seguire l’istruttoria dei cosiddetti crediti speciali. Ma soprattutto ero molto interessato alla idea di far entrare la banca nell’attività di gestione delle assicurazioni. Sapevo già da tempo che l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (ISVAP) stava…

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Mentre il fuoco dell’astio e dell’invidia nei miei confronti covava, a mia insaputa, sotto la cenere nella stanza accanto, io continuavo come sempre tranquillo il mio lavoro. Procedevo lungo la solita strada di dare sempre maggiori servizi ai soci e ai clienti della banca. In quel tempo ero ancora spalleggiato dalla maggioranza dei membri del Consiglio di Amministrazione e potevo ancora contare sul successo delle idee che mi venivano in mente e delle nuove iniziative che andavo proponendo. Per primeggiare in competitività con le altre banche bisognava distinguersi con nuove opportunità. Così nel 1998 condussi una lunga e costruttiva trattativa con la rappresentanza aziendale e alla fine riuscii a concludere un accordo che permetteva l’apertura della Banca anche il sabato mattina almeno nelle più importanti filiali dei comuni capoluogo. Il sabato era ormai giorno festivo per molte categorie di lavoratori e in alcuni comuni della zona addirittura giorno di mercato.…

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Verso la metà degli anni Novanta la Cambiano era ormai diventata di fatto per patrimonio, volume d’attività, numero di occupati, una grande impresa bancaria. Per fare solo un esempio la Cambiano aveva a propria disposizione titoli per oltre cinquecento miliardi. Era un piatto troppo ghiotto per palati golosi. Mentre io, ignaro degli appetiti che la Cambiano poteva ormai stuzzicare, mi occupavo solo del mio lavoro, cominciavano evidentemente ad organizzarsi alle mie spalle le grandi manovre per cercare di mettere le mani su quel ben di Dio che in trentotto anni la Cambiano aveva racimolato. Il primo attacco fu per me un fulmine a ciel sereno. In un consiglio di amministrazione del Febbraio del 1997 il Presidente del Collegio Sindacale, Paolo Viviani, propose che gli oltre cinquecento miliardi delle disponibilità della Cambiano, fossero gestiti dalla Cabel Sim. La proposta fu appoggiata con seria determinazione dal Cappelli che si era forse dimenticato…

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