Il 4 Giugno 1983, in una splendida giornata di sole di tarda primavera, fu inaugurata la nuova filiale della Cassa di Cambiano a Certaldo. La nuova agenzia si aprì quel giorno a tutti e il sindaco di Certaldo, in un completo bianco da governatore sud-americano, tagliò il fatidico nastro tricolore che dava accesso alle sale tirate a lucido con soffici colori pastello. A dirigerla fu designato, con sua grande soddisfazione, Francesco Bosio. La Cambiano era partita alla conquista del territorio circostante.
Già prima dell’apertura, nel paese del Boccaccio, la Cambiano aveva conquistato numerosi clienti fra le aziende del secondo centro economico della Valdelsa inferiore. Ora, con la nuova filiale, si cercava di penetrare più profondamente nel tessuto economico e sociale della cittadina e di metterci saldamente le radici. Si puntava, attraverso interventi mirati, a ricondurre nel circuito imprenditoriale locale il risparmio che veniva congelato e drenato in forma improduttiva nei titoli di Stato e obbligazioni. Era quello, si ricorderà, il periodo dell’inflazione a due cifre e del boom dei famosi B.O.T. e C.C.T..
Per questi motivi destinammo fin dall’inizio nel nuovo centro operativo alcuni elementi di indubbio valore e professionalità. Tuttavia, sia per la particolare congiuntura della piazza, sia perché non fu creato subito il giusto rapporto fra banca e utenza, la Cassa Rurale a Certaldo tardò a decollare. Solo con l’arrivo di Zingoni, come Direttore, furono trovate infine le giuste motivazioni per attrarre la clientela. Allora si raggiunse presto l’obiettivo che ci eravamo dati di diventare la più importante istituzione bancaria del comune come era già accaduto a Castelfiorentino.
Negli anni successivi continuammo la marcia per imporre la nostra presenza in tutta la Valdelsa. Ad un ritmo molto rapido vennero aperte filiali nei centri più o meno piccoli. Nel 1990 aprimmo la nostra agenzia a Gambassi in via Garibaldi, proprio di fronte al municipio. Nello stesso anno ci piazzammo a Montaione, in via Roma, davanti alla chiesa di San Regolo e in pieno centro a Barberino Valdelsa.
Poi puntammo direttamente su Empoli, dove piantare la nostra bandiera era più importante, ma anche più difficile. Andavamo questa volta alla conquista non di un paese, ma di una città.
Empoli, con i suoi 45mila abitanti e le sue 3800 imprese tra grandi, medie e piccole, era il cuore di quello che si chiamava ormai il distretto industriale della Valdelsa e del medio Valdarno. Non solo, ma già in quegli anni, Empoli già aspirava più o meno presuntuosamente a diventare sede di provincia e aveva un grado di terziarizzazione molto avanzato. Solo nel settore dove noi intenderanno penetrare, quello del credito e dei servizi, operavano quasi trecento imprese con circa un migliaio di addetti.
Conquistare Empoli voleva dire per la nostra Banca salire il gradino che correva fra la dimensione locale e la dimensione provinciale o addirittura interprovinciale, visti i primi sconfinamenti che avevamo attuato anche in provincia di Siena, per esempio a San Gimignano.
A quel tempo l’Assifinco aveva un ufficio di rappresentanza a Empoli. Questa piccola breccia fu utilizzata come testa di ponte da un manipolo di addetti allo sviluppo guidati dal nostro Galigani, un funzionario proveniente dal Credito Italiano. Noi l’avevamo assunto con il preciso compito di preparare il terreno per il nostro sbarco a Empoli con una vera e propria agenzia che poi il nostro pioniere avrebbe diretto.
Ma Empoli apparve all’inizio una piazza più difficile del previsto. Mi accorsi ben presto che Galigani, pur essendo volenteroso e professionalmente preparato, non aveva tutte le caratteristiche necessarie per assumersi la responsabilità di una filiale. Ad Empoli, in mezzo a tanti sì, era infatti necessario dire anche qualche no. Finalmente giunse dalla Banca d’Italia l’autorizzazione per l’apertura della filiale ad Empoli. Per utilizzare immediatamente questa occasione, prendemmo dei locali in affitto in via dei Cappuccini e iniziammo subito l’attività di sportello nel corso del 1990. Ma soprattutto ad Empoli, dove le altre banche erano già insediate anche da un secolo e godevano di sedi prestigiose, apparve necessario offrire anche un’immagine della nostra banca diversa. Fino ad allora avevamo usato locali di ripiego per le nostre improvvisate filiali che spesso le facevano somigliare, per l’aspetto anonimo e periferico, più a sedi di una setta carbonara che a centri visibili di una delle attività più importanti della nostra epoca.
Stavamo in quegli anni entrando nell’era della comunicazione. Il primo mezzo con cui un’azienda comunica è quello dell’immagine che offre a cominciare dai locali che ti richiamano e che ti accolgono. Partendo da Empoli il progetto di investire in nuove sedi si allargò anche alle altre realtà. La situazione patrimoniale solidissima della Banca ci permetteva ora di investire non solo nelle strutture, ma anche nell’immagine.
La Cassa di Cambiano già nel 1982 aveva acquistato a Castelfiorentino dalla ex Cooperativa Falegnami gli immobili da destinare alla nuova sede in Piazza Giovanni XXIII. L’incarico di redigere il progetto era stato affidato ad un professionista di nome: l’architetto Gamberini.
Si fece strada poi l’idea di sottoporre al Consiglio di Amministrazione il progetto di costruire nuove sedi anche a Certaldo e a Empoli. Una volta approvato il piano era necessario organizzarsi per seguire tutto l’iter dell’acquisto degli immobili e della costruzione e dotazione delle nuove filiali. Pensai subito a Bosio. Lo ritenevo la persona più adatta a questo compito e, come abbiamo già visto, era necessario rivitalizzare l’agenzia di Certaldo con un avvicendamento fra Bosio e Zingoni.
Nel 1985, due anni dopo l’apertura della nostra prima filiale avevamo acquistato a Certaldo i locali dell’ex cinema “Moderno” ormai dismesso da tempo, nel centralissimo Viale Matteotti. Lì costruimmo la nuova ed elegante agenzia. Circa dieci anni dopo acquistammo ad Empoli in via Chiarugi dei locali molto ampi che avrebbero dovuto accogliere la filiale capogruppo dopo il primo insediamento piuttosto decentrato di via dei Cappuccini aperto nel 1990. La nuova sede in via Chiarugi fu inaugurata ufficialmente nel 1996.
Nel frattempo, il 21 settembre 1991 fu festa grande a Castelfiorentino. Quel giorno inaugurammo la nuova sede centrale che si prolungava con il suo arredo urbano nel centro di Piazza Giovanni XXIII, un angolo del paese fino ad allora marginale che la presenza della sede centrale della Banca riportava ora a nuova vita. L’inaugurazione fu un happening popolare pin che la solita cerimonia con i soliti quattro notabili.
Fu indetto un grande banchetto a cui fu invitata tutta la popolazione di Castelfiorentino e dei comuni limitrofi. I tavoli occupavano non solo la piazzetta Giovanni XXIII, ma anche le strade adiacenti attraverso via Piave, via Alighieri, via Carducci. Dal grande pranzo collettivo ci fu chi riuscì, dopo essersi ampiamente abbuffato, anche a portare qualche provvista a casa.
Due anni dopo aprivamo sempre a Castelfiorentino uno sportello sul lato sinistro dell ‘Elsa in Piazza Grandi restaurando sapientemente anche in questo caso un angolo del paese.
Tendevamo quindi ad allargare i nostri presidi anche nel sud della Valdelsa.
Prima dell’emanazione del decreto legislativo del 1 settembre 1993, che avrebbe liberalizzato notevolmente il processo di aperture di nuove filiali, era particolarmente difficile per una Banca cooperativa l’apertura di nuove agenzie vere e proprie. Per scavalcare l’ostacolo bisognava ricorrere ad una sorta di consentita elusione che ci permetteva di intervenire in un luogo attraverso gli ATM, cioè con presidi bancari che formalmente non dovevano essere operativi se non per prelevamenti con carte di credito e versamenti nelle cassette apposite, ma che noi dotavamo anche della presenza di un impiegato. Spesso queste iniziative parti ano più dal basso che dall’alto, visto l’interesse che le stesse popolazioni mostravano spontaneamente verso la nostra Banca.
Una mattina ad esempio, si presentò nel mio ufficio a Castelfiorentino una delegazione degli abitanti di Marcialla nel comune di Certaldo che mi chiesero, come se nulla fosse, di aprire sul posto una nostra filiale, visto che l’agenzia della Cassa di Risparmio di Firenze che operava nella frazione aveva chiuso i battenti. Non sapevano, costoro, che cosa fossero allora i lacci e i laccioli che imbrigliavano la nostra attività e quanto impervi fossero i meandri della burocrazia dove spesso ogni iniziativa, anche la più sacrosanta, si smarriva per sempre.
Ascoltai comunque con attenzione le loro richieste. Mi resi subito conto che la nostra immediata presenza con un piccolo presidio ci avrebbe consentito di accaparrarci tutta la clientela delusa dalla Cassa di Risparmio di Firenze. Fu fissata una riunione da tenersi nella piccola frazione che sarebbe servita a valutare e verificare l’interesse della popolazione alla iniziativa.
Un venerdì sera dopo cena mi recai insieme a Bosio nella grande sala delle scuole a Marcialla. Il locale era pieno zeppo. Mi resi conto che ci volevano davvero. In venti giorni fu aperto un A.T.M. a Marcialla con la presenza di un nostro dipendente.
A distanza di poco tempo la stessa operazione fu fatta a San Quirico, la frazione di Montespertoli che in quegli anni stava impetuosamente crescendo e anche qui intervenimmo su speciale richiesta della popolazione. Da quello splendido balcone che è il colle di San Quirico, la nostra Banca poteva ormai guardare Montespertoli a Sud e di fronte, a Nord, addirittura Firenze. Con la piena attuazione del decreto legislativo del 1993, il cosiddetto testo unico del credito che fra le tante cose liberalizzava l’apertura di sportelli bancari passando da un regime di monopolio ad un regime quasi liberistico, fu molto più facile l’apertura di nuove filiali e avemmo via libera alla nostra espansione definitiva. Nel 1993 ci presentammo a San Gimignano nella centralissima via S.Giovanni. Nel 1994 aprimmo uno sportello a Corazzano, la popolosa frazione del comune di San Miniato e a Ulignano nel comune di San Gimignano. Nel 1995 aprimmo una agenzia in Vinci. L’anno successivo entravamo nel centro di Poggibonsi. Nel 1997 ci insediavamo nel cuore di Fucecchio.
Ormai la nostra banca era presente in undici comuni dalla zona Nord della provincia di Siena fino al Valdarno e ai confini della zona del cuoio. I nostri presidi erano ormai più di venti. Dentro una vasta area che comprendeva circa 150mila abitanti, tutti conoscevano la Cambiano. Incrociavano le sue insegne quasi ogni giorno, anche se proprio in quegli anni la “Cassa Rurale e Artigiana di Cambiano di Castelfiorentino” divenne la “Banca di Credito Cooperativo di Cambiano”. L’accenno a Castelfiorentino era scomparso. Erano ormai troppi i comuni che si riconoscevano nella banca al di là del comune di origine.