Con l’operazione che ho raccontato nel capitolo precedente la vecchia società Cabel, nata per offrire servizi informatici, si era spezzata e moltiplicata come una pianta che si divide e si riproduce per talea. Dalla Cabel Informatica era nata la Cabel Holding, che possedendo i capitali necessari a finanziare le altre società, era destinata a diventare la società madre. A suo fianco c’erano ora la Cabel Leasing che si occupava di locazioni finanziarie e la Cabel Informatica che continuava a fornire servizi informatici non solo alle banche del gruppo, ma anche teoricamente a tutte le altre banche sia nazionali che estere.
Nei confronti di queste nuove società la Banca di Cambiano era stata molto generosa. Aveva fatto da donatrice di sangue per tutte. I capitali necessari per farle nascere erano usciti in massima parte dalle sue casse. Di fatto aveva contribuito a partorire delle aziende che potevano sfuggire al suo controllo e nell’ipotesi peggiore potevano anche condizionare fortemente la sua attività.
Io fin da allora sapevo tutte queste cose, anche se ci pensavo il giusto. Credevo ancora negli uomini, nel valore per me sacro dell’amicizia, sul sodalizio che avevo creato intorno alla Banca e che io, che purtroppo non avendo figli, tendevo più o meno inconsciamente e istintivamente a trasformare in una specie di famiglia. Avevo adottato molta gente durante il mio lavoro. Tendevo, e me ne accorgo ora con uno strappo al cuore che ancora mi fa male, a pensare di averle adottate anche nella vita. Come il padre che regala ai figli non si sente impoverito ma gratificato, anch’io mi sentivo arricchito mentre di fatto “arricchivo” gli altri. Pensavo che i rapporti personali fossero una colla sufficiente e necessaria a tenere insieme la costellazione di società che erano nate intorno alla Cambiano. A quel tempo al vertice della Cabel Holding c’erano il ragioniere Paolo Viviani come Presidente e il perito agrario Mario Cappelli come Vice, mentre io ricoprivo la carica di Presidente della Cabel Leasing. C’erano società grandissime che si reggevano sui legami familiari, perché le nostre non potevano reggersi sui legami di amicizia?
Affogato nel lavoro, troppo tuffato nel presente per poter guardare al futuro, magari attraverso il periscopio della diffidenza, proseguii per questa strada. Ciò che mancava alla banca o ai clienti io lo cercavo senza domandarmi a chi giovasse personalmente. Mancava al gruppo Cabel una società con ampie risorse ad alto contenuto finanziario che fosse in grado di gestire il portafoglio di tutte le banche del gruppo così come io avevo già fatto con la Cambiano e con i risultati brillanti che ho già descritto dopo avere investito in personale altamente qualificato e attrezzature sofisticate.
Decidemmo quindi di estendere questi vantaggi nella gestione del portafoglio a tutto il gruppo. Si discusse se costituire una società ex-novo oppure se acquistare una società già operante sul mercato. Per abbreviare i tempi fu optato per questa seconda soluzione e fu acquistata una società che poteva gestire patrimoni mobiliari di terzi. Questa società, una volta acquisita, fu trasformata in una società di intermediazione mobiliare e prese il nome di Cabel Sim. La struttura giuridica della Cabel Sim era identica a quella della Cabel Leasing: la Cabel Holding deteneva il 60% del capitale, mentre le banche del gruppo possedevano il restante 40%. Di fatto si operava un nuovo trasferimento di fondi e di potere dalla Cambiano alla Cabel. Amministratore delegato della nuova società fu designato il signor Walter Calamai che era un esperto del settore dopo la sua lunga permanenza a capo dell’ufficio finanza della Cassa di Risparmio di Prato. Uomo navigato e prudente, ligio alle regole della finanza, questo prezioso funzionario ha da tempo lasciato il suo incarico. I motivi di questo abbandono non li conosco. So soltanto che attualmente dirige con la consueta professionalità una Sim con sede a Firenze.
Paolo Viviani mi chiese un ulteriore aiuto. Mi disse che per dare inizio alla attività operativa della nuova società era necessario che la Cambiano trasferisse per un breve periodo di tempo il responsabile dell’ufficio finanza a Empoli presso la sede della Cabel e insieme a lui buona parte delle strutture informatiche e telematiche. Ancora una volta acconsentii. Il ragionier Pastaccini che era responsabile dell’ufficio finanza della Cambiano fu trasferito a Empoli. Lui era tutt’altro che contento del piccolo, temporaneo esilio, ma io ce lo mandai ugualmente.
Oggi, dopo tutto quel che è successo, il lettore che vede in questi gesti una sorta di volontario e generoso autolesionismo si chiederà certamente: perché tutti questi favori? Le risposte sono semplici anche se oggi appaiono semplicistiche e ingenue con quel “senno del poi” di cui, come diceva Dante, che in fatto di ingratitudine era un esperto del ramo, “sono piene le fosse “. Ma per me, a quel tempo, la Banca di Cambiano era l’unica che poteva aiutare la Cabel prestando il suo know how. Soprattutto per me Paolo Viviani era a quel tempo un amico, anzi l’amico per eccellenza. La nostra amicizia era antica quasi quanto la nostra vita. Ci eravamo spartiti i nostri segreti come il pane fra due fratelli, avevamo combattuto insieme battaglie semplici, ma ideali, mai personali. Alcune le avevamo vinte, altre perse. Ma, come soldati con la stessa divisa, ci eravamo sempre incoraggiati a vicenda nelle giornate grigie e nelle giornate chiare. Eravamo stati insieme nelle gioie e nei dolori delle rispettive famiglie.
Se qualche volta c’erano state delle incomprensioni sobillate da amici comuni, c’eravamo sempre chiariti.