Il 13 Novembre mi giunse una lettera del Presidente Cappelli in cui mi si comunicava che il Consiglio di Amministrazione era stato convocato in maniera informale, senza la presenza del sottoscritto. Mi si comunicava che in quella occasione si era ribadito di non dare seguito al mio progetto perché esso avrebbe coinvolto una società esterna che avrebbe potuto essere considerata collegata alla Cambiano. Si aggiungeva che nel Luglio precedente in una riunione di tutte le banche del gruppo era stato illustrato un progetto assicurativo che doveva far capo alla Cabel.
Io risposi immediatamente che nella riunione a cui il Presidente si riferiva si era parlato soltanto di mettere in vendita un prodotto assicurativo della società assicuratrice Skandia (il prodotto aveva il nome di Cabel Si…) e non di un progetto globale di collaborazione fra Banca e AsSicurazione come era il mio. Nella mia lettera di risposta feci anche notare al Presidente che non era corretto riunire ìl Consiglio di Amministrazione senza la mia presenza con il rischio di rivolgermi accuse ingiustificate e di attribuirmi posizioni false senza che io avessi la possibilità di difendermi e di rettificare. Nel frattempo io continuavo senza scoraggiarmi a lavorare per realizzare nuove iniziative che servissero all’interesse della Banca, nonostante lo smacco che avevo subìto con il progetto Banca-Assicurazione.
In questo periodo, su suggerimento del ragionier Piana, il nostro consulente della divisione finanza, presi contatto con la società C.A.B.O.T.O., che faceva parte del gruppo Banca Intesa, che era una delle piti importante società di gestioni mobiliari in Italia, se non la più importante in assoluto. Il mio scopo era quello di trovare un accordo di collaborazione con questa società per la gestione del risparmio delle famiglie e delle imprese con il più alto livello di professionalità nel settore.
Anche se le gestioni patrimoniali, amministrate direttamente dalla nostra Banca, avevano dato discreti successi nel corso del 1998, ritenevo che il risultato poteva essere migliorato servendoci della collaborazione con una società altamente specializzata e con una lunga esperienza nel ramo.
Mi rendevo conto che all’interno del gruppo ormai esistevano due società, la Cabel SIM e la Invest Banca, che in teoria potevano gestire le nostre gestioni patrimoniali. Ma queste due società non avevano ancora né l’esperienza della Cambiano né una adeguata strumentazione tecnologica. Figuriamoci se potevano reggere il confronto con la società C.A.B.O.T.O. Mi ripromettevo di portare la proposta in Consiglio nei primi mesi del 1999.
Poi sarebbe iniziato il trasferimento delle nostre gestioni e sarebbero cominciati gli stages del nostro personale presso questa società per acquistare esperienza e professionalità.
Mi ripromettevo anche di portare avanti il progetto, di cui ho parlato nelle pagine precedenti, per far svolgere le operazioni di leasing direttamente dalla Banca di Cambiano. Continuavo ancora a ragionare come se avessi davanti a me un lavoro di anni e non sapevo che il mio impegno alla Cambiano non sarebbe durato nemmeno fino alla fine di que11’inverno.
Martedì 1 Dicembre si tenne il Consiglio di Amministrazione che alcuni consiglieri, come abbiamo visto, avrebbero voluto che fosse convocato venti giorni prima. Anche in questo Consiglio si ritornò sul progetto Banca-Assicurazione e si disse che non si voleva perché non “siano coinvolti nella attività della Banca organismi esterni come Cooper-service (ex Assifinco)”. Io avvertii, che avevo informato la Compagnia di Assicurazioni AXA che la Banca di Cambiano non era interessata al progetto, e che semmai si rivolgesse al gruppo Cabel. Questa mia precisazione non fu riportata a verbale.
Il Viviani riprese anche in questa occasione il solito ritornello sulla mia presunta contrapposizione alla Cabel. Probabilmente in questa occasione egli si riferiva al fatto che dei tre prodotti assicurativi cosiddetti di banco che la Cambiano allora distribuiva e cioè la “Cambiano Si”, la “AXA” e la “Cabel Si”, i primi due, frutto della collaborazione diretta della Cambiano con le società assicuratrici, avevano più successo fra i clienti del terzo prodotto, la “Cabel Si” frutto dell’accordo fra la Cabel e la Assicurazione Skandia.
Replicai che non favorivo né la collocazione di un prodotto né la collocazione di un altro. Era la clientela che decideva la maggior fortuna dell’uno o dell’altro. Io ero solo contento che nel paniere della Banca ci fosse la più ampia offerta possibile.
In coda al Consiglio i consiglieri Tognetti e Dragoni mi rimproverarono di aver dato le dimissioni dalle società del gruppo Cabel senza accordarsi prima con il Consiglio.
Io ribadii le ragioni di principio che mi avevano spinto a quel gesto. Dissi anche che, se il Consiglio aveva il potere di designare, restava al designato la libertà di accettare.
Ma eravamo ormai sconfinati nel campo dell’assurdo. Si ignoravano ormai piccoli dettagli come la responsabilità e la coscienza personale del singolo. Che io sappia, solo nel tardo impero romano le cariche erano obbligatorie. Ma non eravamo più al tempo di Diocleziano anche se qualcuno dei miei accusatori, come Diocleziano, distribuiva pane o costruiva opere pubbliche.
Un bel giorno del mese di gennaio 1999 mi chiama nel suo ufficio il Presidente. Il Cappelli mi raccontò che si era presentato in Banca il 14 gennaio e si era recato a1l’Ufficio Titoli perché doveva fare alcuni investimenti personali.
Il capo del servizio, il ragionier Cinci, gli aveva proposto di acquistare le multilinked (così si chiamano le polizze di assicurazione che cercano di raggiungere il più alto rendimento finanziario) di AXA.
Io domandai: “Quanto era l’investimento che doveva fare?” “Circa trenta milioni” rispose il Cappelli.
“Allora – conclusi io – non è possibile che il ragionier Cinci gli abbia proposto solo le AXA, ma avrà presentato tutti gli strumenti finanziari del paniere e poi stava a Lei la scelta”.
Il Cappelli si irrigidì: “Lei non può mettere in dubbio ciò che dico”.
“Ebbene – continuai – se il ragionier Cinci gli ha proposto solo AXA per un investimento di codesta cifra non ha correttamente svolto il suo compito”.
Il Presidente cambiò argomento: “A prescindere dall’entità dell’importo lei ha posto in vendita un prodotto AXA che è stato vietato dal Consiglio del 3 Novembre”.
Ribattei con fermezza: “Io non ho sottoscritto alcun contratto con AXA relativo al piano strategico Banca-Assicurazione, né alcuna convenzione al riguardo. Ho solo firmato una lettera di incarico per la presentazione e la distribuzione di due specifiche multilinked di AXA, come semplici prodotti di banco, secondo le competenze che mi sono attribuite come Direttore della Banca. Comunque, se Lei desidera che non si distribuiscano più tali prodotti, è opportuno che me lo ordini per iscritto, perché questi sono prodotti di banco standardizzati utilissimi per le loro caratteristiche per la nostra clientela”.
Il Cappelli mi interruppe con una nuova divagazione: “Vorrei una spiegazione del motivo per cui Lei si è dimesso da tutte le cariche ricoperte nel gruppo Cabel”.
“Vede, Presidente – risposi con calma – fra le società del gruppo Cabel e la Banca ci sono oggi delle situazioni conflittuali. Ragione per cui la mia e la sua permanenza quali amministratori di società con interessi contrastanti fra loro possono configurare pericolosi conflitti di interesse”.
Mi interruppe come al solito: “Lei vaneggia. Vuole distruggere la Cabel. Riferirò tutto in Consiglio di Amministrazione”.
“Me lo auguro” affermai. Il Presidente se ne andò.
Appena uscito il Presidente chiamai il ragionier Cinci nel mio ufficio. Gli chiesi come si era svolto il colloquio incriminato con il Cappelli.
Il Cinci mi raccontò: “Il Presidente si è presentato nel mio ufficio e mi ha detto che doveva investire una cifra di circa trenta milioni chiedendomi di presentargli alcune proposte. Come faccio di solito prima elenco tutti i prodotti che abbiamo nel paniere e poi passo alla illustrazione del singolo prodotto. Al Presidente ho elencato i prodotti finanziari del paniere in questo ordine: le obbligazioni della Banca, le multilinked Cambiano Si, le Cabel Si, le AXA. Finita questa elencazione il Presidente si è alzato e non ha fatto nessun investimento”. “Dov’ è che ho sbagliato?” mi chiese alla fine il Cinci visibilmente preoccupato.
“In niente – risposi – tu hai svolto come sempre ottimamente il tuo compito. Non ti preoccupare. Torna al tuo lavoro”.
Stavo per rispondere a quel bravo ragazzo del Cinci che semmai dovevo essere io ad essere preoccupato. Era chiaro che il Presidente andava in giro a indagare come un detective per trovare le prove di un qualche errore per incastrarmi. Gli mancava solo l’impermeabile del tenente Colombo.
Ma io avevo la coscienza a posto e vi spiego perché. Devo chiarire le differenze che vi erano fra le multilinked AXA e quelle di Cambiano Si e Cabel Si e il motivo ovvio per cui le prime incontravano maggiormente il gradimento della nostra clientela, soprattutto di quella che non aveva a propria disposizione grosse cifre da investire. A quel tempo l’acquisto di queste polizze assicurative dava la possibilità di detrarre dalla propria dichiarazione dei redditi una cifra di 475.000 lire. Solo che per acquistare le Cambiano Si ci voleva una cifra minima di cinque milioni e per comprare le Cabel Si addirittura una somma di almeno dieci milioni, mentre le AXA potevano essere acquistate anche con 2.500.000 lire. La cosa buffa è che da tempo lo stesso Presidente Cappelli, il quale, da buon commercialista e fiscalista, conosceva benissimo le esigenze dei clienti del suo studio privato, mi aveva rimproverato per il fatto che la Banca non avesse a disposizione un prodotto assicurativo che permettesse di detrarre le 475.000 lire anche con un versamento di due milioni e mezzo.
Ebbene: ora che la banca aveva a disposizione questo strumento con il prodotto AXA me ne rimproverava la sua distribuzione.
Era inoltre chiaro che il Presidente era da tempo a conoscenza della distribuzione dei prodotti AXA. Infatti molti dei suoi piccoli e numerosi clienti li avevano acquistati da tempo e allegati alle dichiarazioni dei redditi che il suo studio redigeva per loro.
Che la distribuzione delle polizze AXA fosse solo un pretesto per cercare un qualche capo d’accusa contro di me lo dimostra il fatto che, anche dopo il mio allontanamento dalla Banca, si è continuato a distribuire questi prodotti tranquillamente.
La vendita dei prodotti della AXA, che nei miei confronti doveva costituire una sorta di corpo di reato, per il mio successore è diventata un dovere.